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13 dicembre 2010

Governo di Berlusconi: oggi e domani prova di fiducia alle camere

    Silvio Berlusconi ha fretta che le Camere si pronuncino sul voto di fiducia. Lo ha detto ieri sera nel corso di una cena con i senatori del Pdl confermando la convinzione che il suo governo avrà i numeri per continuare la navigazione: ''Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini, alleandosi con la sinistra, sono fenomeni mediatici che stanno perdendo credibilità''. Il premier ha pure illustrato la sua strategia: dopo martedì, sicuro di aver ricevuto il nuovo semaforo verde delle Camere, cercherà di allargare la maggioranza all'Udc e ai finiani più moderati offrendo un accordo per riformare la legge elettorale e assumere nuove iniziative per fronteggiare la crisi economica. Questa ipotesi dovrà confrontarsi però con l'atteggiamento della Lega che non gradisce l'apertura all'Udc e si dice disposta ad elezioni anticipate, qualora il governo ottenga una maggioranza troppo risicata.

  Quanto ai numeri, le previsioni continuano a dare la fiducia all'esecutivo al Senato mentre alla Camera ci sarebbe molta incertezza: il governo potrebbe vincere o essere battuto per uno o due voti a seconda delle presenze nell'Aula di Montecitorio (c'è il caso ad esempio dei problemi della gravidanza di tre deputate non sicure di essere presenti al momento del voto per ragioni di salute e schierate per la sfiducia). Intanto ieri Fini ha confermato i suoi giudizi sferzanti su Berlusconi. ''Se il governo avrà la fiducia per qualche voto, potrà al massimo vegetare'', ha detto partecipando alla trasmissione su Raitre ''In mezz'ora'' condotta da Lucia Annunziata, dicendosi inoltre persuaso che il premier vuole rimanere a Palazzo Chigi anche per i suoi problemi giudiziari. Il presidente della Camera ha aggiunto: ''Se la sfiducia non passerà, ci sarà un governo che cercherà di sopravvivere. Noi voteremo di volta in molta, ma non saremo più nella maggioranza, bensì all'opposizione''. Poi quasi una scommessa: ''Berlusconi prenda atto che è crisi politica e non aritmetica. Dopo aver ascoltato i gruppi in Parlamento si dimetta. Se vuole invece dimostrare che vince anche stavolta, sarà paralisi e l'Italia, ahimè, vegeterà. Se invece ha dieci voti in più, mi dimetto''.

   Fini ha inoltre precisato: ''Le dimissioni di Berlusconi dovrebbero portare a un altro governo di centrodestra, altro che ribaltone. Un esecutivo guidato da Giulio Tremonti lo sarebbe certamente, anche se non è una questione di nomi''. Netta chiusura sui rapporti con il Pd: ''Quella di un nostro interesse per un'alleanza con la sinistra è una barzelletta a cui ormai crede soltanto Berlusconi''. Sull'iniziativa promossa da Claudio Moffa, Fli, e Andrea Augello, Pdl, che avevano tentato una mediazione programmatica in extremis, il presidente della Camera ha confermato il suo giudizio negativo: ''Iniziativa tardiva''. La mediazione prevedeva una legge elettorale con premio di maggioranza per chi raggiunge il 40% dei voti, elezione diretta del premier, una nuova stagione di concertazione con le parti sociali e un accordo federativo tra i partiti del centrodestra a garanzia dell'accordo. Lo sconsolato commento di Moffa prende atto della situazione: ''La lettera-documento a Berlusconi e Fini aveva lo scopo di offrire una possibile via di uscita dalla crisi politica nell'interesse del paese. Superflua la riunione dei gruppi parlamentari di Fli fissata dopo il discorso del premier''.

   Per Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ''la soluzione della crisi dell'attuale maggioranza non può essere ricercata nel perimetro scompaginato del centrodestra, le dichiarazioni di Fini dimostrano che la stagione disastrosa del governo Berlusconi è oramai praticamente esaurita''. Da Casini arriva la conferma della posizione dell'Udc: ''Abbiamo votato 37 sfiducie, ora voteremo la 38esima. Noi non siamo comprabili con qualche poltrona. Io temo molto chi pensa che con un voto in più risolverà i problemi del paese''. Il leader dell'Udc aggiunge sulle prospettive del polo centrista: ''Non c'è nessun raffreddamento dei rapporti con Fini. Ciascuno di noi ha preso questa posizione arrivando da percorsi diversi e quindi da sensibilità diverse ma siamo convinti che dal Pd e dal Pdl non sia venuto niente di buono e che serva dunque una nuova sensibilità politica. Ed è questo che ci accomuna con Fini e Rutelli''.